Giallo
Buona fine e buon principio
Nell’ultima settimana della sua carriera il non sufficientemente performante ispettore di polizia Leonardo D’Aprile è in servizio quando, la notte di Natale, qualcuno dà fuoco a un poveraccio e al suo giaciglio di fortuna e alla sera il fiume restituisce il cadavere d’un uomo, noto nel mondo degli ultimi come il Professore, che scambiava libri per un tozzo di pane.
L’identità di quest’ultimo si confonde con quella di altri due uomini scomparsi, di cui uno è un accademico, noto per aver fondato un movimento politico chiamato Last Chance e aver scritto un saggio intitolato L’illusione della libertà, le cui pagine attraverseranno qua e là il racconto.
Buona fine e buon principio, il tradizionale augurio dell’ultima settimana dell’anno, diventa il paradigma della ciclicità della vita, del susseguirsi di momenti che finiscono e altri che iniziano, e soprattutto della necessità impellente di far finire un sistema socioeconomico iniquo e distruttivo per farne principiare uno nuovo, che riparta su basi completamente diverse e s’incardini sul rispetto dell’Umanità e del Creato.
«Non è ad alcuna divisa o ad alcun uomo o ad alcuna legge fatta dall’uomo che dobbiamo cieca obbedienza; la dobbiamo a qualcosa di meno volubile, di meno egoista, di meno interessato, di meno partigiano. L’obbedienza la dobbiamo soltanto all’Umanità ed al Creato, di cui l’uomo è solo una parte, non necessariamente la più importante o la migliore».
«Ci sono momenti in cui bisogna fermarsi, azzerare tutto e ricominciare da capo.
Il modello che ha trasformato la Terra in un unico grande libero mercato e l’Uomo in un indistinto consumatore di beni si è rivelato distruttivo e fallimentare, ha generato una catastrofe ambientale, sociale ed individuale senza precedenti […]
… azzerare tutto significa in primo luogo sgomberare la mente dai preconcetti, dai pregiudizi, dalle forme concettuali consuete, per predisporsi all’ascolto ed al confronto e per aprirsi al nuovo ed al possibile. […]
Ricominciare da capo significa ridefinire una gerarchia di valori e costruire un modello di società che la rispetti.
Ci sono momenti in cui bisogna fermarsi, azzerare tutto e ricominciare da capo.
Il momento è arrivato».
«Buona fine e buon principio è un romanzo giallo, che concentra tutta la sua azione nell’ultima settimana dell’anno ed inizia nel più classico dei modi: un cadavere restituito dal fiume ed un attempato ispettore che si ritrova, suo malgrado, il caso tra le mani.
Del poliziesco mantiene la trama, usata però come una rete da fondo calata nelle viscere della città per dar voce alla marginalità e alla fatica del vivere, ma anche all’amore e alla solidarietà, all’impegno politico e sociale, alla denuncia e alla speranza.
Dal punto di vista narrativo, un giallo che si contamina e si arricchisce attraverso una polifonia di generi, che di volta in volta emergono per dire la loro – la poesia, il saggio, la canzone, la novella, lo stralcio, la citazione – rendendo la lettura scorrevole ed avvincente. Una commistione non certo usuale: si potrebbe dire, un libro che contiene ed evoca altri libri.
Insomma un’opera non comune, né banale, che non vi deluderà e che saprà coinvolgervi, emozionarvi e strapparvi qua e là un sorriso, lasciandovi pensieri su cui meditare».
"Ecco un breve estratto del libro"
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